Dimmi chi sono by Una Mannion

Dimmi chi sono by Una Mannion

autore:Una Mannion [Mannion, Una]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri


Esatto, disse l’uomo. Svolti a destra e le vede. Prenda quella strada fino al bivio. Poi tenga la sinistra. È solo un sentiero che porta alla riva del lago. I Chevalier abitano lì sulla sinistra. Lui sta molto al lago con la ragazzina, ma dovrebbe comunque trovare Clover.

Nessa lo ringraziò con il cuore che iniziava a batterle forte. Non aveva ancora elaborato la cosa.

Aiutami, disse a voce alta mentre ingranava la marcia senza sapere bene se si rivolgeva a sua sorella o a suo padre. Guidò lenta, seguendo le indicazioni, vide lo scolorito fienile rosso, le vacche che si aggiravano lente lì davanti, e svoltò. La strada era scabra e orlata di ciuffi d’erba, solidago e margherite morenti. Se avesse incrociato un’altra auto avrebbe dovuto fare marcia indietro. Ruby camminava su quel sentiero, allungava la mano per accarezzare i fiori selvatici? Era felice al punto da raccoglierli? Voleva così bene alla madre di Lucas da portargliene un mazzetto? Al bivio tenne la sinistra. Spuntò il lago, brevi immagini scintillanti. Più avanti la siepe si interrompeva, era la proprietà di qualcuno. Vide una cassetta della posta e rallentò. Dei quadratini adesivi dorati con stampate delle lettere componevano il nome C-H-E-V-A-L-I-E-R. Prese la macchina fotografica dal sedile accanto e scattò una foto della cassetta, del sentiero, del lago. Proseguì. Piccoli orti quadrati e più avanti file di piante di mais, gli steli dorati e secchi. Il frontone della casa sulla collina, più in alto, si confondeva con i tronchi grigi e il cielo circostante. Le tornò in mente un quadro di Andrew Wyeth, Campo di mais in autunno. Rurale. Austero. Da un ramo pendeva un vecchio pneumatico. Forse l’aveva attaccato lui per Ruby. Scattò un’altra foto. Sull’erba davanti al portico era parcheggiata una Pontiac blu vecchia di almeno trent’anni. Nessa parcheggiò lì dietro. Il furgone di Lucas non c’era.

Una fattoria a due piani. Rivestita di assi consumate da cui si staccavano schegge di vernice bianca, persiane verde bosco e tutt’intorno un portico che sul davanti si infossava appena. Larghi gradini che scendevano sul prato. Scese, scattò una foto, poi rimise la macchina sul sedile e chiuse lo sportello. Sembrava una cartolina del Vermont scolorita dal tempo. La casa guardava verso il lago e lungo il filare d’alberi c’erano parecchi capanni, vicino a uno di questi dei mucchi di legna grigia bene ordinata. Un fienile aperto con dentro dei macchinari – un trattore, un aratro, delle falciatrici. Canoe e kayak sospesi sui loro trespoli.

Prima che potesse mettere piede sul primo gradino, comparve una vecchia signora. Sull’ottantina, con un grembiule a fiorellini di quelli che metteva sempre anche la nonna italiana di Nessa, a South Philly, ce l’aveva addosso ogni minuto di ogni giorno tranne quando usciva per andare a messa o a giocare a bingo. La donna fumava. I graziosi fiori del vestito non andavano d’accordo con la sua mole. Era enorme, portava dei gambaletti a pressione graduata arrotolati intorno alle caviglie gonfie e i capelli raccolti in uno chignon piatto in cima alla testa, come se ci avesse dormito sopra.



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